Scarpetta Magazine – L’Outdoor Cooking è qui per restare

Scarpetta Magazine – L’Outdoor Cooking è qui per restare

Parole di Anna Prandoni  – Fotografie di Gaia Menchicchi

Il piacere di cucinare all’aperto è una delle tendenze più forti di quest’estate: dopo tanti mesi in cui rimanere a casa era un mantra e un obbligo, abbiamo imparato a stare all’aperto e a scoprire quanto la natura fosse indispensabile ossigeno per dare nuova linfa alle nostre vite recluse.

Siamo più spartani, meno attenti alla forma e più desiderosi di cogliere la sostanza. E abbiamo accelerato un trend che si stava sempre più sviluppando negli ultimi anni e che – come tante altre tendenze – dopo la pandemia ha trovato sfogo e successo più in fretta del previsto.

In attesa di tornare a fare lunghi viaggi ed esplorare il mondo, ci stiamo avventurando nei dintorni, alla ricerca di acque limpide, panorami rilassanti ma vicini, sicuri, a portata di tempo e di sicurezza. Cerchiamo quella rassicurazione che tanto ci è mancata e scopriamo perché gli stranieri amano anche luoghi italiani che noi abbiamo sempre un po’ snobbato, per esempio vicino a fiumi e laghi.

Accertati sempre di poter accendere fuochi nel luogo della tua escursione. Se lo si può fare, cerca un luogo idoneo, magari vicino a un corso d’acqua. Prudenza deve diventare il tuo secondo nome. 

E lo facciamo in modi che mai ci saremmo immaginati: in camper, con brevi escursioni in bicicletta, o con lunghe passeggiate a pochi chilometri da casa. E anche con il fornelletto da campo, o un bbq performante ma portatile. Per non perdere neanche un attimo della nostra esperienza all’aperto.

Si chiama Outdoor cooking, che non è altro che un modo trendy di dire cucinare all’aperto, e nel mondo è molto praticato, a tutte le latitudini. Perché è facile, perché non inquina, perché è pratico e perché – al di là della necessaria organizzazione – ci permette di cucinare qualsiasi cosa solo con qualche legnetto o qualche brick, sentendoci immediatamente un po’ massaie della Casa nella Prateria e un po’ abili solutori di cose pratiche in pieno stile Mac Giver.

Perché questo tipo di cottura, un tempo relegata a produrre solo hamburger, salsicce, bistecche e spiedini, negli ultimi anni stava già cambiando, proponendo anche costolette, petto e pulled pork, magari con diverse affumicature. Ma è solo nell’ultimo anno che abbiamo visto comparire sui bbq o con la cottura a legna anche altre specialità di cucina “cucinata”. E quest’anno arrostiremo sempre più vegetali: cuoceremo allo spiedo cavolfiori interi come facciamo con i polli, cuoceremo funghi e angurie, sperimenteremo piatti vegetariani e vegani per dar loro l’affumicatura e la dolcezza soprannaturale che il fuoco vivo conferisce ai vegetali e ai latticini. Ma se dobbiamo azzardare una previsione, sarà l’estate di pani e pizze cotti alla brace. Per noi l’ha fatto Carlo, panificatore domestico ma con un futuro già scritto di divulgatore, che insieme alla sua futura moglie Monica, fotografa e appassionata stylist, hanno preparato dei gustosissimi pani pita cotti direttamente sulla piastra di Ofyr: sapori piacevolissimi, da farcire a piacere o godersi per una colazione salata, con il caffè fatto al momento.

Ma questo è anche l’anno degli azzardi multiculturali, perché abbiamo imparato che i sapori del mondo, mescolati ai nostri, creano meraviglie per il palato: un po’ di za’atar? Perché no? Una marinatura nel garam masala? Fatto. (Nel caso tu sia nuovo alla festa delle spezie, il primo è un condimento di timo, sommacco e sesamo dal Medio Oriente, mentre il secondo è una miscela di spezie dall’India). Questo sarà l’anno delle spezie che molti di noi non hanno mai sentito nominare: come il dukkah, un condimento egiziano a base di noci tostate, sesamo e altri semi e spezie (tra cui cumino e coriandolo), fantastico su pesce alla griglia e patate dolci. O il panch phoron, una miscela bengalese che stuzzica il palato con aromi esotici come cumino nero, senape nera, finocchio, fieno greco e nigella (semi di cipolla). Oppure il sharena sol, un sale finale bulgaro profumato con paprika, cumino e santoreggia, da mettere alla prova su pollo e uova alla griglia.

E non si griglia di solo fuoco: a volte i brick sono indispensabili, e con alcuni strumenti particolarmente performanti, come il nerissimo e esclusivo Ofyr, ecco che anche il design fa la sua parte. Superfici piane per cucinare, e soddisfare l’esigenza di non limitarsi più solo alle salamelle, materiali performanti e belli da vedere, che arredano il giardino o il terrazzo, ma anche facilità di accensione e pulizia, per rendere questo momento ancora più piacevole, da ripetere anche in settimana e non solo nel week end.

Al contrario, per gli avventurieri che amano sempre di più il contatto con la natura, anche un piccolo cubetto di alluminio pieghevole può trasformarsi in un fornello in grado di sviluppare piatto gourmet. E ogni scenario è possibile: basta raccogliere qualche legnetto nel bosco, mettersi ben al sicuro per evitare ogni possibile bruciatura indesiderata e farsi ispirare dalle erbe spontanee che troviamo sul percorso, e dalla creatività senza limiti del momento.

Lo fa da anni Samanta Cornaviera, archeologa culinaria e doppiatrice, che nelle sue frequenti fughe in montagna non può più fare a meno del suo fornelletto con il quale prepara menu completi dall’antipasto al cafè, senza mai farsi frenare dalla situazione. Il suo risotto alle ortiche e caprino, con nocciole tostate è stato un esperimento così apprezzato da aver lasciato tutti senza parole. Incredibile come con pochissimi mezzi e pochissimo tempo anche sulla sponda del Ticino, a pochi passi dal ponte di Oleggio, sia stato possibile creare e degustare questa meraviglia.

E senza arrivare all’organizzazione chirurgica dello chef Justin Bonello, che a Cape Town ha costruito il suo giardino come un perfetto sistema di sussistenza, dove si coltiva, si coglie, si cucina e si mangia con percorsi disegnati al millimetro e un’organizzazione maniacale di spazi e movimenti, con qualche accorgimento e tanta creatività possiamo ottenere anche noi ottimi risultati. Fosse anche solo staccare un rametto dalla piantina di rosmarino sul balcone e usarlo per dare sapore a una melanzana da cuocere sotto la brace.

Certo, se accanto a questo riusciamo a usare anche qualche erba spontanea che abbiamo raccolto durante una passeggiata il risultato sarà ancora più wild. Attenzione a cosa raccogliamo, però: non siamo tutti come la cuoca selvatica, al secolo Eleonora Matarrese, che conosce a menadito le piante ed è in grado di fare il vino dai fiori e il pane dalle ghiande. Ma anche il foraging arricchirà la nostra esperienza gustativa.

Dove servire tutto quello che abbiamo preparato?

Naturalmente su una candida tovaglia, con tutto quello che serve in versione leggera e portatile, e qualche tocco romantico da spargere qui e là, per dare carattere ad una tavola che pare improvvisata, e che invece regala bellezza a piene mani. Monica, Samanta e Carlo ci hanno offerto il più suggestivo pranzo all’aperto che avessi mai immaginato di avere. Tutto da replicare.